Ahimsa. La conoscenza cosmica della non violenza.
I nostri libri di storia ci inducono a pensare che la civiltà più sviluppata sia quella moderna. Tuttavia, i Veda, e nello specifico i Purana (che in sanscrito significa Antico), si stima siano stati messi per iscritto circa cinquemila anni fa, e ci narrano di civiltà passate, sotto ogni aspetto superiori alla nostra.
In particolare, la società vedica si estendeva infatti dall’india fino al Portogallo.
Tale società, al contrario di quella contemporanea, era organizzata e strutturata secondo i principi del Dharma. Questi Testi, scritti e tramandati in devanagari (che letteralmente significa la Lingua degli Dei), sono i più antichi della terra e descrivono il Dharma come il processo di realizzazione del se’ spirituale composto da Quattro Pilastri: austerità, pulizia, verità, compassione. I Quatto Pilastri sono le fondamenta di una società che rispetta il principio universale della Ahimsa, che significa non-violenza.
Veniva infatti considerato un atto di violenza, non avere autocontrollo. L’autocontrollo si ottiene attraverso l’austerità, cioè la rinuncia ad assecondare gli istinti e le tendenze che degradano l’essere umano (il desiderio di uccidere, torturare etc.).
I Brahmana, ovvero i grandi saggi eruditi della società vedica, che pensavano sempre al benessere del popolo (così come gli Ksatriya, i guerrieri protettori ed amministratori della società), dovevano possedere la capacità di controllare i sensi e la mente.
Oggi invece assistiamo ad uno scenario in cui sempre più personaggi della politica (e figure di autorità), invece di servire la società, utilizzano le risorse a loro disposizione per gratificare sé stessi ed assecondare i propri bisogni personali.
La pulizia del corpo e della mente, era una pratica essenziale per mantenere un corretto stile di vita che favoriva l’autodisciplina ed il rispetto. Si doveva essere puliti non solo nel corpo ma anche nella mente, coltivando pensieri virtuosi e conversazioni pulite, evitando discorsi inutili o degradanti che non portassero alcun benefico a sé stessi ed alla società.
Inutile dire che nella società di oggi si sprecano grandi energie ed attenzioni in conversazioni superficiali che hanno spesso come oggetto tematiche a dir poco discutibili, come gossip sui personaggi dello spettacolo, relazioni sessuali malsane, attività ludiche come il gioco d’azzardo e programmi televisivi demenziali o di scarsa levatura.
Il terzo pilastro era quello della Verità. E qui potremmo davvero definire la nostra società come fondata sull’esatto contrario. Basti considerare alcuni studi sociologici contemporanei sui rapporti che abbiamo con gli altri. Secondo i dati emersi da questi studi, mentiamo una media di almeno 4 volte al giorno.
Nella società vedica mentire era proibito e farlo non solo arrecava un danno al proprio onore ma aveva pesanti ripercussioni sociali. Le persone sapevano bene che mentire significava danneggiare e violare la libertà degli altri, perché non avendo a disposizione le giuste informazioni non potevano effettuare delle decisioni e scelte consapevoli.
Oggigiorno l’arte di mentire ha raggiunto livelli eclatanti, dal marketing alla politica, dai media con le Fake News ai foto-ritocchi popolarissimi nelle nuove App. Siamo diventati dei veri esperti nell’arte di manipolare le informazioni per trarne un vantaggio personale.
Il quarto Pilastro della società vedica era la Compassione.
Nei veda esistono svariate narrazioni di Grandi Re dotati di eroismo, potenza, coraggio, generosità e compassione, che proteggevano e difendevano non solo gli esseri umani ma anche gli animali e le piante che consideravano loro fratelli e sorelle minori, e legittimi abitanti del regno.
Quando uno Ksatriya veniva informato che qualcuno stava usando della violenza contro altri esseri, immediatamente con grande determinazione interveniva per fermarli. Tutti gli appartenenti alla società vedica erano vegetariani e l’uccisione di animali per farne del cibo era proibito.
Come disse Leonardo da Vinci, riferendosi al consumo di carne animale: “Veramente l’uomo è il re degli animali, perché la sua brutalità li supera. Viviamo della morte degli altri. Siamo luoghi di sepoltura.”
Per concludere, lo scopo della cultura vedica era quello di elevare progressivamente i soggetti verso il più alto grado di consapevolezza e felicità interiore, soddisfacendo i bisogni materiali e spirituali dell’uomo. Ciò non era possibile se non si rispettava la legge cosmica dell’Ahimsa.
La violenza, sia essa inflitta a esseri umani, animali o piante, finisce sempre per riflettersi nel tessuto sociale che la autorizza. Nella società moderna, uccidiamo indiscriminatamente miliardi di animali per consumarne la carne. Abbiamo disboscato metà delle foreste mondiali e, a causa del consumismo sfrenato causato dall’incapacità di praticare l’auto-controllo, stiamo portando il pianeta verso un abisso senza ritorno.
L’Utopia e l’Ideale dovrebbero essere modelli in grado di condurci verso una società migliore, in cui al centro si pone il rispetto per la natura che ci consente di vivere, mentre la non-violenza (secondo appunto i concetti vedici dell’Ahimsa) ci permetterà di evolverci mentalmente e spiritualmente. Un mondo senza evoluzione spirituale, è un mondo di violenza e incomprensione, guidato dall’egoismo e dall’indifferenza.
Il cammino verso la Virtù, o i quattro Pilastri che sorreggevano la saggezza degli antichi Re vedici, non è un’esperienza facile, ma spetta a noi intraprenderla con coraggio.
Marco Valvo in collaborazione con Marcello Iori
[…] grandi personalità come Galileo Galilei, Gandhi, Srila Prabhupada, Giovanna d’Arco e moltissima altri, avessero accettato i compromessi […]