LE ORIGINI SPIRITUALI DELLE MALATTIE ED EPIDEMIE

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LE ORIGINI SPIRITUALI DELLE MALATTIE ED EPIDEMIE

Tuttora, nonostante i progressi scientifici fatti in campo medico, l’uomo non sa dare risposte soddisfacenti riguardo l’origine di molte malattie.

Se consideriamo che la comunità scientifica, soprattutto in occidente, ha deliberatamente deciso di ignorare alcune sfere di conoscenza in favore di una visione in gran parte materialista, non c’è da stupirsi che la scienza abbia ancora di fronte a sé un lungo cammino esplorativo, che possa trovare risposte soddisfacenti. Per poter rispondere a questi enigmi che affliggono l’uomo dobbiamo ancora una volta attingere alle conoscenze antiche che inseriscono l’uomo in un contesto più spirituale.

In oriente esiste un detto: “Quando non impariamo dalla saggezza impariamo dalla malattia”

Per gli antichi le cause scatenanti delle malattie dovevano essere necessariamente ricercate nel pensiero e nel comportamento dell’uomo; di fatti, in epoche passate, laddove non esistevano sistemi educativi a disposizione per poter comprendere quali azioni e comportamenti aiutassero l’uomo nella propria evoluzione spirituale e né, tantomeno, le capacità di intervenire direttamente per correggere i propri comportamenti immorali, allora le malattie che insorgevano, venivano viste come strumenti spirituali equilibranti indispensabili per eliminare quei difetti o eccessi.

Quando un atteggiamento immorale si diffondeva ampiamente in una società, apparivano delle vere e proprie epidemie. Ad esempio, una vita in cui il senso di sé era eccessivo (un “io” troppo forte), malattie come la malaria erano in grado di ridurre di molto questo eccesso, poiché diluisce il sangue. Nel caso contrario, vite con poca presenza di sé, continuamente a seguire mode, pensiero altrui, un forte bisogno di identificazione ed appartenenza ad un gruppo, eccetera, oltre ad incontrare molte sfide nella vita, che servivano a rinforzarsi, si contraevano malattie come il colera che inspessendo il sangue aumentava il senso di sé.

Un eccesso di materialismo, come quello che c’è stato a metà dell’ottocento, veniva regolato attraverso malattie come la tubercolosi. Nelle epoche in cui l’egoismo dilagava e non si poteva intervenire direttamente attraverso mezzi educativi, la cura erano le epidemie di malattie come il vaiolo.

Risulta chiaro che le casistiche della genesi delle malattie organiche, dal punto di vista spirituale è vastissima e non si potrebbe certamente esaurire in un solo articolo; l’importante quindi è comprendere che secondo la saggezza antica, esistono cause delle malattie endogene, esclusi incidenti, contaminazioni ambientali esterne etc, che sono esattamente riconducibili al nostro comportamento sia individuale che collettivo.

Questo perché, se consideriamo l’essere umano in una prospettiva in cui egli è un’entità spirituale che si incarna in un ciclo continuo di nascita e morte avente come obbiettivo il perfezionamento spirituale, molte malattie sono la riserva che noi, come entità spirituali, ci predisponiamo nel caso in cui non riusciamo a superare certi difetti.

La polmonite, ad esempio, sotto questo punto di vista, deriva da una tendenza sensuale eccessiva.

Ma allora come si spiega il fatto che contraendo certe malattie si può anche andare incontro a morte certa?

Se ammettiamo che l’essere umano è in realtà un’entità spirituale immortale-multidimensionale che opera su vari livelli di consapevolezza, molto più superiore a quella con cui opera normalmente nella dimensione materiale attraverso l’intelligenza e l’ego umano, non diventa poi così difficile comprendere che a livello spirituale il nostro desiderio di perfezionamento è tale che preferiamo interrompere morendo, piuttosto che continuare un difetto oltre un certo limite.

Per poter comprendere a fondo quali sono i meccanismi spirituali che governano queste scelte, bisognerebbe entrare nel merito di argomenti molto più complessi che non sono oggetto di questa esposizione.

Sostanzialmente, quello che ci interessa sapere è che queste malattie hanno un preciso scopo Karmico, ovvero quello di bruciare alcune energie che ci producono delle deviazioni morali che risulterebbero molto più gravi della malattia stessa. Spesso chi sopravvive a malattie molto gravi, ne esce fuori cambiato, un cambiamento radicale; proprio grazie alla malattia si riesce infatti a far emergere forze necessarie che altrimenti non sapremmo di avere.

Se la persona guarisce ma non ha integrato l’esperienza al punto tale da produrre il cambiamento necessario, molto probabilmente la malattia sarà recidiva. Se la persona ammalata non supera la malattia, è preferibile (considerando la questione a un livello assoluto) che trapassi e ricominci un nuovo ciclo che gli permetta di ricostituire le proprie forze spirituali e ritentare il cammino.

I concetti espressi provengono in gran parte dalla filosofia antroposofica, nata dalla mente di Rudolf Steiner.

In campo esoterico, le malattie e i virus sono angeli che entrano dentro di noi per guidarci. La malattia, indubbiamente, ci mette di fronte a qualcosa che non avevamo considerato precedentemente; ci costringe a riflettere, a osservarci, a porci delle domande. Sebbene sia difficile crederlo o accettarlo, nella malattia abbiamo un’importante occasione di profonda consapevolezza.

Lo stesso Tiziano Terzani, famoso giornalista italiano, cercò per anni la cura contro il cancro, andò in America e poi in India per scovare una cura e alla fine dovette arrendersi all’inevitabilità del Fato. Capì che la malattia che gli era sopraggiunta, lo aveva messo alla corde, costringendolo a scavare dentro il suo più profondo Sè, a tirare fuori un sentimento unitario per sé stesso e il mondo. Rientrò in Italia, e accettò la propria condizione, e non fu mai più lo stesso uomo di prima. Aveva vinto la paura della morte. Consiglio la lettura del libro Un altro giro di Giostra.

La malattia, dunque, deve essere affrontata nella ricerca di una cura sia fisica che spirituale. Dobbiamo permetterle di farci capire che cosa abbiamo sbagliato.

Come detto sopra, le dinamiche che portano al destino di una malattia, sono molto più complesse e non possono essere esaurite in un solo articolo.

Tuttavia, ben prima di Steiner o altri esponenti della metamedicina o della new age, la storia ci ha consegnato l’antica saggezza Vedica e l’antica filosofia cinese, a partire dal glorioso e incommensurabile saggio Huangdi Neijing, testo classico della medicina “dell’Imperatore Giallo”, tanto per citare un esempio.

Nell’antichità ogni sintomo era associabile a un evento sia interno che esterno. Il cambiamento di colore della pelle, i tratti fisici che esprimevano caratteristiche comportamentali e, quindi, anche il possibile destino della persona. Questi sintomi, erano conosciuti come i precursori della malattia, per cui conoscendoli la persona poteva immediatamente correggerli. Nulla giungeva per caso.

Inoltre, esistevano (ma ancora oggi) delle precise indicazioni sul destino della persona, date in base al proprio aspetto fisico. Per fare un esempio, la donna doveva nascere e, poi, crescere, con spalle strette e il bacino un po’ più largo, caratteristiche che le donavano un tipo di salute mentale e fisica perfetta. Mentre, viceversa, spalle larghe e bacino stretto, erano sinonimi di un destino all’insegna della frustrazione e della fragilità emotiva, di conseguenza un destino più propenso alla malattia.

Ogni nostra reincarnazione, ci consegna l’opportunità di far fronte agli sbagli dell’era precedente, della nostra precedente incarnazione. Molti di noi (ho letto diverse storie a riguardo) sentono l’istintiva propensione a diventare dottori, una propensione che nasce sin dalla giovane età, magari osservando un caro morire oppure per la semplice curiosità. Quello che potrebbe essere accaduto nella vita precedente, li spinge nella nuova a ricercare soluzioni o correzioni che possano consentir loro di migliorarsi, di fare del bene poiché hanno fatto del male oppure per aiutare il prossimo. E questo lo facciamo, di vita in vita, con la consapevolezza che acquisiamo. E la consapevolezza è data dalle esperienze prodotte nelle precedenti reincarnazioni.

Siamo qui, di generazione in generazione, per approfondire quel Sè che dimora in ogni cuore.

Il Buddha sapeva che solamente attraverso l’afflizione, l’anima si evolve.

Se vi trovate in una particolare situazione di malattia, seguite i consigli del medico, fate le vostre terapie, ma non dimenticate il Cuore, scavate dentro, trovate la vostra Fede, imparate dai vostri errori. La malattia non viene “per caso”, non è solo un fattore genetico. E anche quando è un fattore genetico, abbiamo il dovere di comprendere che quel filo genetico errato, deve essere cambiato. E per farlo, dobbiamo partire dalle basi: l’alimentazione, la respirazione, la meditazione etc.

CONCLUSIONE

In futuri post, parleremo di questa antica filosofia cinese/indiana che per un momento è tornata alla ribalta con personaggi come George Ohsawa, Michio Kushi e altri, ma che resta ancora nell’ombra. Una filosofia che è la base e il completamento del raggiungimento spirituale.

Comprendere appieno che noi siamo un tutt’uno con la terra, le piante e l’universo, è davvero la strada verso il “Paradiso”. Gli scienziati hanno visto che quando due particelle entrano in contatto, instaurano un legame indissolubile. Quelle stesse particelle resteranno in contatto anche se divise da strade e galassie.

Ogni nostro gesto esprime un’emozione, visibile e recondita. Con i gesti, anche se pensiamo di non essere visti, emaniamo anche energia. Per quanto possa sembrare assurdo e ridicolo, gli antichi sapevano che l’atto di cucinare era sacro e spesso questi recitavano mantra per rendere purificato il cibo, affinché potesse nutrire con il giusto equilibrio la mente.

Le Nostre vite hanno un senso, un motivo di esistere, anche laddove c’è atrocità. Sono destini così inscrutabili che hanno le loro radici nel passato. Siamo sorti da dinastie antichissime, e la nostra primaria cultura era (come lo è tutt’ora) basata sulla sopravvivenza e la lotta.

La malattia è una lotta.

Lottare soltanto con le medicine, è un terzo del viaggio. Può andarci bene, ma è una lotta alla sopravvivenza senza consapevolezza.

Diamo a noi stessi l’opportunità di essere migliori.

Dall’antica saggezza, ci viene spiegato che una persona molto possessiva, avida e poco generosa (o per nulla generosa), è tendente a sviluppare (ciò significa con una certa probabilità, senza fare discorsi assoluti) malattie che scavano nel profondo, come certi tipi di cancro, poiché tali personalità hanno l’abitudine a tenere tutto per sé stesse senza mai donare. Allora, viene il tempo della malattia, e si dovrebbe imparare a donare, in modo che quell’energia di distruzione cellulare fluisca via dal corpo (poiché la malattia nasce prima a livello energetico).

Abbiamo ancora tanto da scoprire, la Strada per il Risveglio è solo all’inizio.

Marco Valvo con la collaborazione di Marcello Iori

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