L’arte dell’invincibilità – La conoscenza spirituale e la lussuria

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Ricordo ancora come se fosse ieri quando, nel 2014, incontrai il mio Diksa guru per la prima volta. Nella vita era un medico, ma spiritualmente era un devoto di Krishna. Fui subito attratto dalla sua energia, dal suo modo chiaro e genuino di relazionarsi con gli altri, dal suo sorriso caloroso e dal suo sguardo incredibilmente limpido, profondo come l’oceano e pieno di luce.
Era evidente fin da subito che possedeva qualcosa di raro e allo stesso tempo incredibilmente familiare, come se lo avessi sempre conosciuto.
Quando parlava, potevo restare ad ascoltarlo per ore. Era sorprendente come riuscisse a tirare fuori argomenti rilevanti per ognuno di noi proprio in quel momento della nostra vita, come se ci leggesse nella mente e sapesse esattamente cosa dire e come dirlo per avere il massimo impatto sulla coscienza delle persone presenti.
Non preparava le sue lezioni come fanno i professori; chiudeva semplicemente gli occhi e iniziava a parlare, a volte anche per un’ora, e alla fine ti chiedevi come facesse a sapere esattamente cosa dire.
Le sue parole, i suoi esempi, i suoi argomenti calzavano perfettamente con la situazione che stavi vivendo, anche se non gliene avevi mai parlato.
Un giorno, preso dalla crescente curiosità di sapere come facesse, glielo chiesi. Lui semplicemente rispose: “Io non faccio nulla, mi limito a ricevere quello che Krishna ha da comunicare”.
Nel tempo, la mia stima e il mio amore per lui crebbero ed ebbi la fortuna di poter trascorrere del tempo insieme, durante il quale lo tempestavo di domande sui Veda. Conosceva la Bhagavad-gita a memoria, sapeva suonare molti strumenti musicali tipici della tradizione vaishnava e creava bellissimi bhajan (canti spirituali).
Ah, dimenticavo: non era indiano. La sua famiglia era di discendenza ebraica, ma lui era nato e vissuto a Londra. Quando gli chiesi quale religione fosse la sua, rispose: “Quale religione? Il Sanatanadharma non è una religione, è la tua vera identità spirituale. È ciò che hai fatto e farai per tutta l’eternità. Le religioni hanno un inizio e una fine: quella musulmana iniziò con Maometto, quella cristiana con Cristo, quella ebraica con Abramo. Ma Dio è eterno ed eterna è la tua vera identità. Krishna, la Persona Suprema, dice di abbandonare tutte le varietà di religioni e arrendersi a Lui.”
Sebbene sembri facile a dirsi, a quel tempo ero completamente immerso nella concezione materialista della vita e non avevo i mezzi per comprendere la grandezza di queste parole, anzi, mi sembravano alquanto assurde. La mia coscienza era offuscata da anni di immersione nella vita materiale, il mio cuore era pieno di anartha (qualità negative dovute alla contaminazione materiale), e per me arrendersi a qualcuno significava sottomettersi come uno schiavo.
Di certo ne avevo già abbastanza di fare il servo dei capi al lavoro, ora dovevo pure fare da tappetino per i piedi a Dio?
Nella società in cui vivo, tutti lottano per essere padroni, ognuno vuole conquistare il gradino più alto della scala sociale e dimostrare al mondo intero quanto sia forte, potente, libero e importante. La competizione tra gli uomini è all’ordine del giorno e sottomettersi significa essere un debole, un perdente.
Soltanto dopo anni di pratica spirituale compresi il significato e la bellezza di quelle parole. Col tempo e con la costante associazione del mio amico devoto, avevo iniziato a manifestare dentro di me un sincero amore per Krishna. Anche se ero ben lontano dall’amore devozionale di un puro devoto come lui, rimanevo affascinato dall’immensa conoscenza contenuta nei Veda, sia spirituale che materiale.
Un bel pomeriggio, mentre camminavamo insieme lungo il mare di Bournemouth, iniziò a piovere a dirotto. Fortunatamente c’era un gazebo lì vicino e ci rifugiammo subito per evitare di bagnarci. Fu proprio quel giorno che ebbi un’intuizione. Ci vollero anni per capire che sottomettersi nel senso spirituale significa mettersi sotto la protezione di Krishna, proprio come avevo fatto con il gazebo quel giorno, assieme al mio amico e maestro spirituale. E chi meglio della Persona Suprema può offrire protezione?
Ma protezione da cosa esattamente?
Dina (mio amico devoto e maestro spirituale) mi spiegava che se Krishna vuole salvarti, nessuno può ucciderti, e se vuole terminare la tua vita materiale, nessuno può salvarti. E quindi da cosa poteva proteggermi se comunque non ho neanche il controllo sulla mia vita?
La risposta è semplice: avidya, o ignoranza.
La conoscenza spirituale è l’unica arma che può sconfiggere le tenebre dell’ignoranza. A causa dell’ignoranza, finiamo in preda alle ansie e alle paure, prendiamo decisioni in funzione di esse, decisioni che non sono frutto di un sano pensiero equilibrato, ma di pensieri distorti e corrotti dalle emozioni della paura, della rabbia, del risentimento, della lussuria, dell’invidia e dell’attaccamento materiale.
Queste anartha, o pessime qualità, affiorano nell’individuo che, a contatto con la materia, ha perso la luce della saggezza spirituale a causa dell’ignoranza prodotta dai guna dell’energia materiale. Attratto dall’oggetto del potere, proprio come Gollum nella storia del Signore degli Anelli – che appare come un personaggio consumato e corrotto dal possesso dell’Anello del potere, l’essere spirituale a contatto con l’energia materiale viene via via sempre più degradato fino a perdere la capacità di pensare e agire correttamente.
Quando Arjuna, amico e anima sottomessa a Krishna, chiede cosa spinga una persona a commettere azioni scorrette e degradanti anche contro la sua volontà, Krishna nella Bhagavad-gita risponde perfettamente descrivendo questa graduale degradazione:
È la lussuria, Arjuna. Nasce dal contatto con l’influsso materiale della passione (raja guna), poi si trasforma in rabbia ed è il peccato che tutto divora, il più grande nemico del mondo. In questo modo, o figlio di Kunti, la coscienza pura dell’essere vivente viene coperta dalla sua eterna nemica, una lussuria insaziabile che brucia come il fuoco. I sensi e l’intelligenza sono i luoghi in cui si annida la lussuria che copre così la vera conoscenza dell’essere e lo confonde” (Bhagavad-gita, capitolo 3, verso 37).
In questo momento, ci sono persone che hanno sul loro piatto un pezzo di cadavere di qualche animale morto da tempo. La loro bocca sta salivando solo al pensiero di poter gustare quel pezzo di carne in putrefazione. Sono inconsapevoli di cosa stanno consumando e di cosa è stato fatto a quell’animale. Anche se si riflette sull’origine di quel pezzo di carne, la loro mente è così offuscata dalla lussuria che non riescono a essere sensibili all’orrore e al dolore inflitto all’animale. Pensano solamente a come gustare con la lingua il sapore di quell’animale morto.
Ci tengo a precisare che non stiamo accusando nessuno; stiamo soltanto fornendo un esempio pratico di come la lussuria possa, come dice Krishna, offuscare l’intelligenza di una persona e confonderla.
Perché Krishna dice che la lussuria si trasforma in rabbia?
La lussuria è come un fuoco che tutto divora: quando non viene alimentata o soddisfatta, fa emergere la rabbia nel cuore. Quante volte ci siamo arrabbiati quando desideravamo ardentemente qualcosa e non siamo riusciti a ottenerla? Quante volte la rabbia è salita quando, dopo aver investito energie e sforzi per raggiungere un obiettivo specifico, non siamo riusciti a conseguire il risultato desiderato? Quante volte ci siamo arrabbiati con le persone che, in qualche modo, intralciavano i nostri piani e le nostre azioni per ottenere il frutto del nostro desiderio? Questa è l’avidità che nasce dall’influsso materiale del guna della passione.
La lussuria si manifesta in varie forme e confonde l’intelligenza delle persone. Pensiamo, ad esempio, a come molti si sentano padroni della loro casa o del terreno che hanno acquistato. Tuttavia, quella casa e quel terreno rimarranno lì anche dopo la loro morte e diventeranno proprietà di qualcun altro, che a sua volta sarà convinto di esserne il padrone. La terra sarà sempre lì, immutata, mentre i cosiddetti padroni finiranno sepolti sotto di essa.
Un uomo illuminato dalla saggezza spirituale non vedrà mai le cose, le persone o gli esseri viventi come oggetti da possedere. Non si considererà padrone di qualcosa solo perché ha pagato un prezzo per ottenerlo. Sarà consapevole che, in realtà, tutto appartiene a Dio. Il massimo che può fare è essere un buon custode di ciò che gli è stato temporaneamente affidato durante il breve tempo di vita che gli è concesso su questa terra. Questa è la visione di una persona che ha compreso la verità dei fatti e non è quindi più disturbata dalle influenze della lussuria.
Le influenze della materia, come la lussuria, portano la persona a degradarsi attraverso comportamenti, pensieri e azioni sempre più viziosi. A questo punto l’anima è in reale pericolo perché, alla sua morte, potrebbe, a causa della sua coscienza degradata e per effetto del karma, reincarnarsi in forme di vita inferiori, perdendo quella umana. Questo è un reale pericolo perché, nelle forme di vita inferiori, oltre a non avere la possibilità di uscire dal ciclo di rinascite, o Samsara, saranno costretti a vivere un’esperienza di vita limitante e sofferente per il periodo di tempo che dovranno esistere in quel corpo materiale, sia esso vegetale, animale o altro.
Quando un’anima si sottomette a Krishna, significa che si mette sotto la protezione di Krishna, protezione dalle reazioni karmiche che sono sempre in atto.
Krishna, nella Bhagavad-gita, capitolo 18, verso 56, dice: “Il puro devoto raggiunge, sotto la Mia protezione e per Mia grazia, la dimora eterna e immortale.” E poi ancora, nel verso 58: “Se diventi cosciente di Me, supererai per la Mia grazia tutti gli ostacoli della vita condizionata. Se invece rifiuti di ascoltarmi e non agisci in questa coscienza, ma spinto dal falso ego, sarai perduto.”
Queste sembrano parole forti, ma è importante capire che la vita nei mondi materiali può essere molto pericolosa e piena di sofferenza, specialmente se non si corre in qualche modo al riparo dalle forze involutive che degradano l’anima e la imprigionano sempre più nel labirinto della materia.
Krishna, nella Bhagavad-gita, ci dà comunque a noi la scelta finale. Infatti, dopo aver rivelato tutto quello che c’è da sapere sull’esistenza, dice ad Arjuna:
“Ti ho così rivelato una conoscenza ancor più segreta. Riflettici a fondo e poi agisci come meglio credi” (Bhagavad-gita, capitolo 18, verso 63). “Poiché mi sei molto caro, ti trasmetto il Mio insegnamento supremo, il più confidenziale. Ascoltalo, è per il tuo bene” (Bhagavad-gita, capitolo 18, verso 64).
In conclusione, per diventare invincibile e incorruttibile, devo cercare rifugio presso Colui che ha il potere di proteggermi. Devo quindi sottomettermi, proprio come un bambino si affida al proprio genitore. È nel nostro interesse proteggerci dalle insidie della materia con lo scudo della devozione e la spada della saggezza spirituale.
Scritto da Marco
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